Domande frequenti sulla donazione del sangue

  • Per quale motivo dovrei donare il mio sangue?
    Donare il proprio sangue significa poter salvare vite umane e mettere a disposizione della collettività uno strumento prezioso e di insostituibile solidarietà umana. Donare il sangue è un atto volontario e non retribuito, che fa appello al senso civico di aiuto verso chi ne ha bisogno.
  • Non mi importa donare tanto se ho bisogno ci pensa l'ospedale
    Il sangue umano è un "bene" che, fino a oggi, malgrado le notizie circolanti sullo stato delle ricerche, è "prodotto" esclusivamente dal nostro organismo, e pertanto: nessuna struttura ospedaliera è in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei donatori; per lo stesso motivo, la disponibilità del “bene sangue” non dipende dal mercato, quindi non ha un prezzo economico; per le ragioni esposte, lo Stato non può che affrontare il problema – e deve farlo – con campagne di sensibilizzazione verso la popolazione e creare gli strumenti normativi per garantire la massima sicurezza possibile e l’ottimizzazione del sistema trasfusionale in tutte le sue articolazioni.
  • Donare il sangue fa male?
    Per un adulto sano che si sottopone regolarmente alle valutazioni di idoneità la donazione non comporta alcun rischio. Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue: la quantità di sangue che
    viene sottratta mediamente a ogni prelievo è minima ed è stabilita con Decreto Ministeriale in 450 centimetri cubi ±10%. L’intervallo tra una donazione di sangue intero e l’altra non deve essere inferiore a 90 giorni. La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nell’uomo e a 2 nelle donne in età fertile. I controlli e le visite periodiche costituiscono inoltre medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore.
  • Chi può donare il sangue?
    Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età, abbia un peso corporeo non inferiore ai 50 kg e sia in buono stato di salute, può presentarsi presso una qualsiasi sede AVIS e chiedere di iscriversi all’Associazione per poter donare il proprio sangue. Chiaramente questi requisiti, non sono sufficienti per diventare un donatore.
    Una volta iscritto il candidato donatore verrà sottoposto a un colloquio e a una visita, da parte del medico, uniti ad accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per verificare se vi siano controindicazioni alla donazione. In particolare esistono direttive europee, indicazioni della letteratura internazionale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre a una precisa disposizione di legge, il decreto del Ministro della Sanità del 3 marzo 2005 (G.U. n° 85 del 13/04/2005) "Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti" che contempla tra i criteri di esclusione alla donazione del sangue, tutte le situazioni giudicate a rischio. Ciò al fine di garantire la salute del donatore e del ricevente.
  • Perché i donatori AVIS sono definiti "periodici"?
    L’attività di AVIS è finalizzata a promuovere una donazione "sicura" del sangue e a rispondere efficacemente alle esigenze dei bisogni mirati e quindi programmati dei Servizi Trasfusionali, in funzione dell’obiettivo della
    “sicurezza”. L’Associazione annovera tra le proprie fila solo donatori periodici, ovvero donatori che a intervalli regolari si recano presso le strutture trasfusionali per donare il loro sangue. I donatori AVIS sono inoltre anonimi, volontari, non retribuiti, responsabili. Queste persone sono molto controllate dal punto di vista medico, in quanto costantemente sottoposte ad accurate visite e ad attenti controlli sul loro sangue.
    Poiché la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili dei donatori occasionali. Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre:
    • massima sicurezza possibile;
    • maggiore programmazione della raccolta del sangue;
    • possibile "conversione" dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi;
    • gestione delle situazioni di emergenza; ·educazione sanitaria.
  • Donando periodicamente, non corro il rischio di assuefarmi alla donazione, per cui alla fine donare diventa una necessità?
    La donazione periodica non implica nessun processo di assuefazione nel senso scientifico del termine, ove per assuefazione si intende l’impossibilità di rinunciare alla pratica di determinati comportamenti (vedi assunzione di droghe), assumendo il termine, in questo caso, una connotazione negativa, che porti un danneggiamento psico-fisico per la persona. Nel caso della donazione di sangue esiste una regola di periodicità per garantire la sicurezza del sangue donato. Se la conseguenza a compiere questo atto di estrema solidarietà può essere quello di ripeterlo a scadenze regolari, questo non potrà che farci sentire meglio nel senso della gratificazione che si può provare nell’aiuto dato gratuitamente a qualcuno, avendo recuperato un valore umano prezioso.
  • Quali sono le fonti di finanziamento di AVIS?
    AVIS è una associazione di volontariato che sostiene economicamente le proprie attività con i rimborsi, stabiliti da un Decreto Ministeriale ed erogati per convenzione con le Aziende Sanitarie, delle spese sostenute per la promozione della donazione, l’invio dei donatori alle strutture trasfusionali e/o per la raccolta diretta delle unità di sangue. Nessuna altra cifra è corrisposta alle associazioni per il servizio di raccolta del sangue. Essendo una associazione di volontariato, nessun socio impegnato al suo interno, a qualunque titolo e con qualunque funzione, percepisce compensi. Sono stipendiati invece tutti i dipendenti che svolgono un lavoro permanente nell’associazione. Come previsto dalla legge sul Volontariato n. 266/91, tutti i volontari sono assicurati.
  • Ogni anno sento parlare di carenza estiva, ma non ci pensano i donatori?
    La carenza di sangue nei mesi estivi è purtroppo un dato di fatto, per cui storicamente in Italia in questi mesi, si rilevano nelle regioni anche forti contrazioni nella raccolta a fronte di un fabbisogno stabile, poiché la partenza per le vacanze interrompe drasticamente i consueti flussi di raccolta. Le donazioni dei donatori abituali non sono sufficienti a scongiurare il pericolo della carenza, creando seri problemi per i malati. Per questa ragione AVIS da tempo ha avviato un’attività di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica per garantirne l’afflusso dei donatori a intervalli regolari presso le strutture trasfusionali e ridurre il ricorso alle donazioni occasionali che sono un fattore di rischio per la sicurezza delle trasfusioni.
  • Donare sangue non fa male alle donne che sono già soggette alle perdite dovute al ciclo mensile?
    La donazione di sangue per le donne non ha alcuna controindicazione. Lo Stato, attraverso il Decreto del Ministro della Sanità del 3 marzo 2005 "Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti", cautela le donne imponendo un massimo di due donazioni l’anno che, invece, per l’uomo salgono a quattro. Il monitoraggio costante dell’emoglobina, effettuata preliminarmente a ogni donazione, e del ferro, assicurano la tutela della salute delle donatrici. Le stesse risultano essere particolarmente adatte alla donazione di plasma in aferesi che non incide assolutamente sulla parte corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
  • Cos’è la plasmaferesi?
    Il sangue è composto per il 45% circa di cellule, la parte corpuscolata, e per il 55% circa di plasma, la parte liquida. Le funzioni del plasma sono numerose. Esso mantiene costante il volume di sangue circolante, dona ai tessuti e alle cellule sostanze prevalentemente di tipo nutritivo e di regolazione (ormoni, vitamine), raccoglie tutte le sostanze di rifiuto derivanti dal metabolismo delle cellule e le elimina attraverso i reni e il sudore, interviene nei processi di difesa immunologica e nella coagulazione. Oggi è possibile effettuare una donazione mirata (aferesi), cioè solo di alcuni componenti del sangue e, tra questi, il plasma (plasmaferesi).
    Nell’aferesi (termine greco che significa l’atto del "portar via"), attraverso l’uso di moderni apparecchi, i separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli contemporaneamente i restanti elementi. Ciascun separatore cellulare separa il sangue che defluisce da un braccio del donatore trattenendo il componente ematico necessario e restituendogli il rimanente. Con il prelievo in aferesi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più idonei per un’efficace terapia trasfusionale di supporto. Una volta raccolto, il plasma viene conservato, diversamente dal sangue intero e dai concentrati di globuli rossi, essendo congelato (se a temperatura inferiore a -30° C, può essere utilizzato per un periodo massimo di 12 mesi).
  • E’ vero che la carenza di sangue minaccia l’applicazione della legge sui trapianti?
    La nuova legge sulla donazione degli organi riconosce che, in mancanza di dichiarazione contraria, tutti i cittadini italiani sono potenziali donatori. Il numero di trapianti sull’intero territorio nazionale dovrebbe così incrementare. Ma questa legge potrebbe non produrre i risultati sperati se in Italia non aumenteranno le donazioni di sangue e non sarà potenziata la rete trasfusionale pubblica. E’ gravissimo che la carenza di sangue minacci l’effettiva applicazione di questa legge. La disponibilità all’espianto tenderà a crescere in maniera progressiva, ma è prevedibile che troverà difficoltà scontrandosi con la mancanza di scorte necessarie a fronteggiare l’aumento degli interventi chirurgici di trapianto.
  • Qual’è il rapporto tra donazione di sangue e rischio di infezioni da malattie virali?
    La trasfusione di sangue è un mezzo terapeutico indispensabile per la salute e la vita di molte persone, Per la trasfusione di sangue intero o di emocomponenti, la qualità e la sicurezza dei prodotti dipendono essenzialmente dall’accurata selezione dei donatori, dal loro controllo, dall’esecuzione dei test più sensibili per individuare le patologie trasmissibili, dal buon uso del sangue e dagli standard di sicurezza di cui il servizio trasfusionale è dotato. Grazie a tutte queste misure scrupolosamente osservate il rischio di trasmissione di malattie virali è oggi estremamente basso.
    Per la trasfusione di emoderivati sono molto importanti altri fattori:
    • la provenienza del plasma;
    • i procedimenti impiegati dall’industria sia per la produzione di emoderivati che per l’inattivazione virale degli stessi.