COME E' NATA L'A.V.I.S. A CAPODIMONTE

Un bel giorno un certo numero di Capodimontani  mossi da sensibilità altruistica e umanitaria, si sono riuniti ed hanno deciso di far nascere  quest’Associazione di volontariato. Il 15 giugno del 1979 si costituisce il Consiglio Direttivo che nomina come primo Presidente Evandro Lupidi. Nasce così la vita della Sezione AVIS di Capodimonte.

Le iniziali ed inevitabili difficoltà sono superate e va formandosi una linea da seguire con programmi e scopi da raggiungere.

Un primo fine emerge dall’assemblea del 24 febbraio 1980 è quello di dotarsi di un ambulanza per il trasporto degli infermi, anziani  e per varie emergenze del paese. Quando si dice la provvidenza, arrivano in aiuto i militari dell’arma del Genio, spesso presenti nel nostro paese per campi di addestramento ed esercitazioni sul lago. Decisero di regalare alla nostra Sezione un furgone Alfa Romeo in buono stato che si fece  allestire per lo scopo. (La C.R.I. che oggi opera nel paese e fuori, vanta di un mezzo super attrezzato per il soccorso avanzato e di una macchina di servizio anch’essa attrezzata per il trasporto di persone non in condizioni gravi, grazie anche alla generosità di tutti i cittadini di Capodimonte.)

E’ doveroso ricordare la generosità di questi militari che numerosi hanno più volte donato il sangue alla Sezione AVIS di Capodimonte durante la permanenza nel paese.

Si programmano  successivamente varie iniziative : interventi nella scuola, conferenze su tematiche di prevenzione sanitaria, si costituiscono gruppi sportivi, si organizzano feste danzanti e altre iniziative .Col passare degli anni tutti questi programmi saranno realizzati dando lustro all’AVIS di Capodimonte e grande soddisfazione agli Avisini. Nel 1990 si costituisce la sezione AIDO presidente Errico Scarpa così la festa dell’AVIS diverrà la festa del Donatore. In quella occasione il presidente dell’AVIS Vittorio FANELLI, chiederà all’assemblea di intitolare la sezione di Capodimonte ad un ragazzo, figlio di una capodimontana , Ettore GADDI che per tutta la sua breve vita, 29 anni, è vissuto di donazioni di sangue e che in punto di morte ha voluto donare quello che poteva, le sue cornee, simboleggiando così la donazione attiva e passiva. Dalla sua costituzione ad oggi, Capodimonte (piccolo paese per numero di abitanti, ma grande per i risultati ottenuti),  è stato in grado grazie ai nobili gesti, oltre a Ettore Gaddi, ricordiamo Adele GIBERTINI , Antonio DEL BROCCO e nel 2007 si aggiunge alla nobile lista un giovane di origine Capodimontana Stefano ROMANO che a soli   36 anni si spegne purtroppo per una fatalità inconcepibile   e rendono così una vita felice ad altri sfortunati pazienti bisognosi di trapianto. L’anno seguente in occasione della XII Festa del Donatore, il 23 settembre 1991, il Vescovo di Viterbo Fiorini Tagliaferri interviene per inaugurare la nuova sede Sociale,(situata in via Roma 31 dove ancora oggi risiede), per scoprire la targa in marmo d’intitolazione della Sezione Comunale AVIS a Ettore Gaddi. Va ricordato in particolar modo anche  un caro amico sempre vicino all’AVIS: Enrico PECORELLI, che con le sue grandi doti di generosità e di partecipazione attiva è stato sempre presente in  ogni situazione riguardante il volontariato.

 

EVANDRO LUPIDI...

Una “compagna di viaggio” ci conduce sulle orme
di Evandro (cui è stata intitolata l’Associazione: Orizzonti Nuovi ),
sulla strada dell’Amore e della Solidarietà
Nel 1993 ero in partenza per il Brasile e cercavo, tra le mille persone che
affollavano l’aeroporto di Roma, Evandro Lupidi, che ci avrebbe guidato in
quella sconosciuta terra di Proprià. Non ricordavo il suo volto, ma quando
affondai il mio sguardo in quegli occhi limpidi e in quel sorriso carico
d’affetto per ogni fratello che incontrava, dissi subito a don Salvatore:
“E’ arrivato, è lui…”, come fu confermato dal loro caloroso abbraccio.
C’era anche Giuliana, sua «moglie e sorella di fede», come riportato sui
manifesti che due anni fa annunciavano il ritorno di Evandro nella casa del
Padre. Entrambi avevano messo Dio al centro del loro Amore e del loro matrimonio… si capiva subito!
Durante quel mese felicissimo trascorso in Brasile con loro e durante tutti gli altri incontri, non abbiamo mai sentito
“prediche” ma, nei loro piccoli gesti di ogni giorno, testimoniavano e trasmettevano l’amore e la tenerezza di Dio
Padre. Quando Evandro passeggiava per le strade di Proprià, gli si avvicinavano ragazzi d’ogni età che lo chiamavano
“Babbo, papà” e lui, stringendoli a sé li conduceva lungo la strada… della vita. Sì, perché Evandro e Giuliana
non avevano potuto avere figli fisicamente, ma ne avevano molti di più generati dall’amore.
Evandro aveva conosciuto la realtà del Brasile quando, prima del pensionamento, occupava ruoli dirigenziali in una
grossa industria. Ed a quella realtà si dedicò totalmente dopo l’incontro decisivo con mons. Lessa, allora Vescovo di
Proprià. Fu Evandro - che ha un parente a Massafra! - ad accompagnarlo nella nostra Diocesi, a presentarlo al nostro
Vescovo e permettere quindi l’inizio del gemellaggio. Evandro operava da anni nella Caritas Italiana nazionale ed era
un focolarino, fedele all’ideale che seguiva e incarnava nella sua vita.
Piuttosto che scrivere una biografia su di lui, abbiamo chiesto a Giuliana una semplice testimonianza:
«”Con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc 2,18)
Queste parole Evandro ha cercato di incarnare nella sua vita.
Per i fratelli brasiliani e per altri in povertà
morali e spirituali - oltre che materiali -,
si è sempre prodigato con tutta la passione
e l’amore che aveva nel cuore:
“Avevo sete e mi avete dato da bere,
avevo fame e mi avete dato da mangiare…”.
Continuate su questa strada: in Paradiso
avete in Evandro un protettore formidabile.
Giuliana»
Grazie, Giuliana. Grazie, Evandro. Oggi, lo
sappiamo con certezza, tu sei con noi a lottare, a
costruire, a guidarci… come facevi in terra
brasiliana; ci sorridi dal cielo, ripetendoci spesso:
“E non finisce qui…”, perché la strada
dell’amore è una realtà meravigliosa, che ci porta
verso ORIZZONTI sempre NUOVI.
Maria Grazia Mellone

 

Oggi  in Brasile nella Diocesi di “Proprià” vive nel ricordo di tutti il nostro carissimo Evandro LUPIDI , come nel  logo a lui dedicato  di Orizzonti Nuovi e i lavori che aveva cominciato  oggi  proseguono  da altri sostenitori. Per chi volesse saperne di più può collegarsi al sito : www.orizzontinuovi.net  

 

Vittorio Fanelli

 

E’ doveroso ed è giusto parlare del nostro caro Vittorio che con la sua umiltà e serietà ha dato ; primo, come Presidente dell’AVIS una svolta alla Sezione di Capodimonte, facendo si che diventasse una delle Sezioni da imitare; per le tante donazioni effettuate in quegli anni e per come portasse avanti la cultura della donazione del sangue. Non si può dimenticare che Vittorio era anche una medaglia d’oro dell’AVIS avendo effettuato più di 50 donazioni. Nel 1990, lascia l’AVIS per dedicarsi alla  guida del paese , perché venne eletto Sindaco di Capodimonte. Anche qui Vittorio ha saputo dimostrare una capacità operativa e grande voglia di rinnovamento, come tutti possono confermare. Nel1995 nell’ultimo anno del suo mandato, una malattia improvvisa purtroppo lo colpì ed a poco a poco lo consumò portandolo a solo 46 anni alla morte. Cosa dire ancora di Lui; impregnato di altruismo, un’amico a cui ci si poteva rivolgere per qualsiasi problema, una persona che ha saputo dare tanto, un fratello a cui dobbiamo molto.

 

Chi era “Ettore GADDI”

 

     Ettore Gaddi, figlio di Luigi e di Thea Pannucci , nacque a Pitigliano l’11 luglio 1959. Appena dopo cinquantadue giorni  della sua nascita, si manifestò una malattia e fu ricoverato all’ospedale “Bambin Gesù” di Roma dove venne diagnosticato trattarsi di anemia aplastica di Diamond Blackfand che sarebbe l’incapacità da parte del midollo spinale di generare globuli rossi.

Rimase due mesi in ospedale dove fu sottoposto ad un serie di trasfusioni di sangue, e poiché le sue vene erano piccolissime, i medici dovevano praticargli piccole incisioni al braccio o al piede , per poter introdurre l’ago direttamente nella vena. Più tardi, verso i due anni, gli veniva praticata la trasfusione attraversa la vena giaculare. Questo avveniva ogni mese.

Fu sottoposto a varie terapie, a vari esami: biopsia ossea, prelievi del midollo spinale, subì anche l’esportazione della milza, purtroppo con esito negativo.

Intanto l’accumulo di ferro dovuto alle trasfusioni, gli danneggiava i vari organi, tra cui il cuore.

Nel 1984, per evitargli il lungo viaggio fino a Castelfranco Veneto  dove avvenivano le trasfusioni , il professore che lo aveva in cura, gli consentì di praticare le trasfusioni a Viterbo.

Ai primi di dicembre del 1987 viene ricoverato nuovamente all’ospedale di Castelfranco Veneto, purtroppo si vide subito che non c’era più niente da fare.

Il 3 marzo del 1988 viene trasferito d’urgenza all’ospedale di Mestre al reparto cardiologia. Il 22 marzo alle ore 10.00 all’età di 29 anni Ettore GADDI si spegne serenamente esprimendo la volontà di donare le sue cornee. Le sue ultime parole furono: “Con i miei occhi vedrò sempre la luce”.